I due assessori sfiduciati danno vita ad un gruppo autonomo. E dopo aver chiesto invano spiegazioni al sindaco sul perché della loro rimozione dalla giunta, abbandonano l’aula. Il Consiglio comunale che si è riunito ieri sera a Palazzo di Città, alla presenza di un nutrito e rumoroso gruppo di cittadini, ha sancito quella che appare ormai come una spaccatura all’interno della maggioranza eterogenea che governa Monteroni da appena un anno. L’amministrazione del sindaco Angelina Storino supera il banco di prova del post-rimpasto, ma ora i numeri sono ridotti al lumicino. Almeno sulla carta, gli ex assessori Noemi Puce (Udc) e Mimmo Quarta (Fratelli d’Italia) hanno costituito il gruppo misto spiegando di rimanere in maggioranza “non per concessione, ma per scelta, coerenza e rispetto della volontà popolare”. Ben altri però i toni degli interventi, così come nel solco della spaccatura politica si inserisce la scelta (dopo aver votato solo la ratifica di una delibera di giunta) di abbandonare l’aula sulle votazioni riguardanti la variazione di assestamento generale e gli equilibri di bilancio: provvedimenti varati per il rotto della cuffia con soli 9 voti favorevoli (su un’assise di 17 componenti). Oltre alla defezione dei due ex assessori, assente sin dall’inizio anche l’altra consigliera Udc, Tiziana Lezzi, che era stata indicata dai vertici del partito per avvicendarsi in giunta con la Puce. L’amministrazione esce indebolita dal varco del rimpasto rischiando di perdere il sostegno di tre consiglieri: tant’è che al momento l’esecutivo si regge su un solo voto. Ogni consigliere è quindi determinante. E davanti c’è ancora l’80% del mandato: un orizzonte lungo, altri quattro anni di governo che rischiano di trasformarsi in un terreno scivoloso se affrontati con una maggioranza risicata e con numeri da “minimo sindacale”. Resta da vedere se questo strappo si allargherà in maniera irreversibile oppure se ci saranno margini di ricucitura, che tuttavia al momento sembrano difficili da pronosticare. In aula intanto i lavori del Consiglio si sono svolti in una cornice da sfida alla Ok Corral. Un clima rovente e non tanto per le temperature estive. Sono volate parole di fuoco. Come è noto, il rimpasto “fuori dalle logiche politiche” ha scompensato la maggioranza: Fratelli d’Italia e Udc estromessi dalla giunta a favore di due esponenti del Pd, Madaro e Toma. Tant’è che su cinque assessori, tre (le due new-entry più il vicesindaco Martino) sono in quota dem. Il Pd resta l’unico partito rappresentato nell’organo di governo: gli altri due assessori sono Tommaso Leucci (indipendente di centrodestra) e Piero Favale (società civile). “Vorrei ricordare - ha detto il sindaco Angelina Storino - che le scelte sulla nomina degli assessori rientrano nelle prerogative che la legge affida al sindaco. Ribadisco stima e rispetto a tutti i componenti della mia maggioranza. Ma tengo a ribadire che il metodo da me attuato non ha nessuna motivazione di carattere personale, né tantomeno una valenza politica. La mia decisione invece scaturisce dall’aver riscontrato una dinamica politica che appesantiva l’agire amministrativo. E quando un sindaco avverte ciò, io ritengo abbia il dovere di intervenire per ripristinare al più presto una attività amministrativa in grado di assicurare in modo efficace il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Una decisione che ai più sarà sembrata impulsiva ed avventata, ma che io ritengo fosse dovuta”, ha affermato il primo cittadino. La stessa sindaca, incalzata dai suoi due ex assessori e dall’opposizione, non ha fornito altre spiegazioni riservandosi di farlo tramite un comunicato stampa. Un atteggiamento che ha scatenato le proteste delle minoranze e di una parte del pubblico.
Ma le vere dichiarazioni al vetriolo sono arrivate dai due assessori sfiduciati
“Chiedo direttamente al Sindaco, visto che personalmente non ho ricevuto alcun chiarimento, di comunicare ufficialmente - ha detto Mimmo Quarta, capogruppo e portavoce del gruppo misto appena costituito - con dati oggettivi i risultati delle verifiche da lei effettuate per ogni settore e grazie ai quali è stata presa la decisione dell’esclusione dall’organo di governo del sottoscritto e di Noemi Puce. Ciò che mi rammarica maggiormente, tra l’altro, dal punto di vista umano, è che tale decisione, non e’ stata assolutamente comunicata all’interessato se non tramite facebook. È inoltre di basso profilo politico, istituzionale e morale il tentativo di addebitare qualche piccola ma comprensibile lacuna di un anno, del primo anno, forse il più difficile sull’operato di soli due amministratori che sicuramente hanno dato il massimo. Forse allora le motivazioni sono altre, forse di antipatie e simpatie si tratta, nei miei confronti e nei confronti degli altri componenti del partito. Ma di questo bisogna dare conto ai cittadini. Sono stati disattesi gli accordi politici, ma solo con alcuni partiti, visto che ora il Pd è ben rappresentato in giunta con la presenza anche del suo vicesegretario provinciale”.
Parole dure anche da Noemi Puce: “Nessuna consultazione, nessuna considerazione delle forze politiche che l’hanno sostenuta, nessun rispetto politico e umano nei confronti di persone che hanno creduto in lei e nella sua idea politica di cambiamento. Vi prego però di non scendere nel ridicolo facendo appelli al nostro senso di responsabilità in quanto se c’è adesso una responsabilità politica non è di certo la nostra ad essere chiamata in causa”. E dopo il fuoco “amico”, il sindaco è finito poi nel mirino anche dell’opposizione.
(segue articolo - Guido e Manca all’attacco: “Un anno disastroso. Paese allo sbando”)