Il filosofo ospite del Polo 1. Galimberti ai docenti: curate molto le parole

Il bello nasce dal sacrificio dell’artista”: così ha concluso l’itinerario culturale di riflessione e approfondimento sulla “Bellezza” il noto filosofo Umberto Galimberti.

L’incontro-evento si è tenuto a Monteroni presso il “Live Area Eventi” di piazza Falconieri ed è stato organizzato dall’Istituto Comprensivo Primo Polo (nell’ambito del corso di formazione per docenti “Paesaggi di bellezza…attivazione degli apprendimenti”, segreteria organizzativa della professoressa Patrizia Carignani) in collaborazione con l’Università del Salento, “La Busacca” Teatro Stabile del Salento diretto da Francesco Piccolo, la Biblioteca Comunale di Monteroni, la Rete di Scuole “Il Veliero Parlante” e con il patrocinio del Comune di Monteroni. Dopo i saluti del moderatore, il sociologo Gigi Spedicato, della professoressa Maria Rosaria Manca, Dirigente Scolastica del Primo Polo e della dottoressa Angelina Storino, sindaco di Monteroni, il grande filosofo ha esposto i suoi pensieri attraverso un intenso percorso ricco di citazioni e confronti storici.


Un discorso ammaliante. La differenza tra la cultura giudaico-cristiana e quella greca è stato un suo primo e ampio approfondimento dominato tra il bello dell’ineffabile, dell’indicibile, dell’irrappresentabile e la visione del reale, del concreto. Una sua attenzione è stata rivolta alla bellezza delle lingue che “devono essere sempre pensate e mai abbandonate al facile consumo”.

Ha rivolto un accorato appello affinché gli insegnanti curino moltissimo le parole poiché “esse alimentano il linguaggio che a sua volta alimenterà nuove idee le quali genereranno nuovi pensieri”. E poi ancora: “I nostri studenti hanno bisogno di tutto ciò affinché facciano quello per cui sono nati: «Volo ut sis», come diceva Sant’Agostino è maledettamente attuale”. Il filosofo ha sollecitato l’attenta, numerosissima (più di 400 presenti) e silenziosa platea (anche i telefonini hanno taciuto per tutto l’intervento) a interagire con i giovani, esortando soprattutto i genitori a riconquistare quel ruolo educativo, indispensabile per una società basata su reali valori: “Devono riappropriarsi del ruolo genitoriale” con serietà e abnegazione e “fornire al proprio figlio supporto e incoraggiamento affinché trovi la sua strada”.

Il professor Galimberti ha voluto, poi, orientare la sua riflessione sulla perdita della dimensione del sacro, “la dimensione dell’estetica è stata distrutta dal Concilio Vaticano II; abbiamo perso il coinvolgimento dei sensi nella dimensione della fede”. Ha citato Davide Maria Turoldo nell’affermare che le chiese moderne sembrano dei garage e Dio vi è parcheggiato all’interno. E quindi: “Il sacro non parla la lingua dell’uomo, il sacro parla un’altra lingua, deve fare dei canti comprensibili perché solo così si entra in contatto con il totalmente altro. Se io parlo italiano, magari rivolto al popolo, parlo come faccio questa conferenza e non so a cosa si distingua da una messa al di là del fatto che qui non si trasforma il pane e il vino. Il sacro è tutt’altro, non si entra in confidenza, non si parla in italiano, non si dicono frasi con cui si tratta la normalità. Non sono cristiano e non mi schiero da nessuna parte ma certamente c’è stato uno smarrimento del sacro, abbiamo perso il canto che è dimensione sacrale, abbiamo perso la parola straniera e quindi non abbiamo più niente di chi parla un’altra lingua”.

Nella parte finale ha voluto specificare il suo pensiero sulla bellezza: È essenzialmente "simbolo", cioè una dimensione in cui confluisce e si compone il sensibile - ciò che è materiale, che ha a che fare con i sensi, il proprio Io - e il sovrasensibile - un'eccedenza di significato, un'ulteriorità di senso, un rimando a qualcos'altro”(cfr. Umberto Galimberti, Il mistero della bellezza, Orthotes Editore, Salerno 2016).

La Dirigente Scolastica Maria Rosaria Manca ha voluto concludere così:La presenza del professore Galimberti in questa cittadina segna la prima volta di un Accademico di rilievo, non appartenente all’ateneo leccese, in un paese che si fregia del titolo di cittadella universitaria. Tutte le personalità di spicco della cultura italiana ed internazionale pur avendo varcato il territorio monteronese si sono fermate nel campus universitario ignare che a tre chilometri di distanza c’era un paese che in passato ha contribuito notevolmente alla qualità della cultura provinciale, e non solo, avendo dato i natali a tanti cittadini illustri che ancora oggi rendono Monteroni terra di cultura e di impegno. Pertanto questa presenza assume il carattere dell’eccezionalità o come noi speriamo della prima di tante altre esperienze che da ora innanzi potranno realizzarsi”.

FOTO DI ALESSANDRO CONGEDO

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