“No alla centrale, qualcuno ci restituisca la sovranità popolare” è il titolo (tra l’ironico e il pungente) della petizione lanciata dal gruppo Facebook “Made in Monteroni” tramite la piattaforma “Change.org” (LINK).
Una specie di contromossa per “risvegliare” il fronte del No: la “Par srl”, la società due anni fa ha presentato il progetto, nei giorni scorsi infatti ha inoltrato ricorso al Tar (LEGGI ARTICOLO) impugnando il verdetto della Provincia di Lecce, che a conclusione della conferenza dei servizi ha negato l’autorizzazione integrata ambientale bocciando quindi la realizzazione dell’impianto.
L’iniziativa del gruppo social suona quindi come un richiamo alla mobilitazione, dopo una battaglia durata due anni. La petizione è indirizzata al sindaco di Monteroni Angelina Storino e al consigliere regionale M5S, Antonio Trevisi. Il Comune, uno dei componenti del fronte del No, ha già annunciato che ovviamente resisterà in giudizio a difesa del “diniego” all’impianto deciso dalla Provincia.
“A due anni dall'inizio di questa triste pagina, siamo ritornati al via. A nulla - si legge nel testo della raccolta firme online - sono valsi il No espresso dalla Provincia, i pareri contrari di Asl, Arpa e Soprintendenza”.
Ma il gruppo Fb pone l’accento anche sull’annoso problema delle coperture in eternit (LEGGI ARTICOLO) presenti nell’ex fabbrica di tabacchi “Cito” che la “Par” punta a trasformare in un impianto per la produzione di biometano.
“A nulla è valsa - incalzano da “Made in Monteroni” - la richiesta dei cittadini di provvedere, prima ancora di creare un ulteriore impatto negativo a livello ambientale sul territorio, a bonificare l'amianto presente su un ettaro di superficie che pare, a questo punto, essere stato destinato solo a progetti di degrado. E a nulla è valsa la manifestazione di volontà della comunità di questo piccolo paese nel cui territorio qualcuno ha scelto di gonfiare il proprio profitto a scapito della collettività”.
Il gruppo Fb monteronese, quindi, si interroga: siccome “la sovranità appartiene al popolo, avrà diritto un popolo a scegliere gli indirizzi economici, sociali, culturali ed ambientali che intende perseguire?”.
Gli attivisti chiedono quindi il sostegno di una firma “per far capire - sostengono nella petizione - a chi crede di poter gestire ogni cosa in nome del denaro, che noi cittadini non siamo ancora annichiliti e che le nostre coscienze non stanno dormendo e non dormiranno mai. E a coloro che dovranno giudicare sulla legittimità di questo impianto, che la vita dei nostri bambini non si deve sempre svendere al peggior offerente”.