Nei giorni scorsi, il ministro Salvini ha ribadito la vocazione cattolica ed evangelica delle sue azioni politiche e ministeriali. Non tutti, però, sono convinti che sia così.
Tra loro, Paola Rizzo, mediatrice culturale di Monteroni, che, nella mattinata del 21 maggio scorso, sotto al palco dal quale Salvini ha espresso le sue idee su immigrazione e sicurezza, ha lanciato la sua sfida con un gesto semplice ma significativo: sotto lo sguardo del Ministro, ha mostrato la sua maglietta bianca che aveva addosso con la scritta “Ama il prossimo tuo”.
Un messaggio semplice, parole evangeliche e di monito, che tutti pronunciano spesso. Questa volta però, quella frase voleva avere un peso diverso, invitava Salvini e i suoi sostenitori a non fare distinzioni su chi sia il “prossimo” da amare ed aiutare, ovvero essere buon Samaritani ha poi specificato, in un post sulla sua pagina facebook, la giovane professionista.
“Una riflessione semplice ed esigente: chi è il mio prossimo da amare e aiutare, quindi Ministro? Non si classificano gli altri per scorgere chi sia prossimo e chi no, si diventa prossimo di chiunque si incontri nel bisogno, non si ignora la sofferenza umana”, ha esortato la giovane attivista. Perché il prossimo è qualunque essere umano che ognuno di noi incontra sul suo cammino e nella propria vita, “perché la compassione non è un sentimento vago, l’umanità è un movimento di avvicinamento”, ha tenuto a specificare Paola.
Il riferimento alle “pericolose e discriminanti” leggi su immigrazione e sicurezza sono la chiosa delle parole di Paola: “Siamo tutti stranieri e pellegrini su questa Terra”.