Uno spettacolo esilarante e ricco di colpi di scena, di cui il protagonista è un semplice gnomo, simile a quelli che risiedono nel nostro immaginario collettivo da sempre. Ci penserà lui, con i suoi dispetti, a contrastare e rendere più difficile l’organizzazione di un matrimonio di una famiglia con innumerevoli componenti. Tra tutti gli attori spicca la figura del piccolo Manuel Nicolì, 11 anni di puro talento e protagonista assoluto della storia.
Ruoteranno intorno a lui le vicende di questa commedia, che vedrà inoltre salire sul palco Simone Favale, Silvia Quarta, Simone De Blasi, Emanuele Quarta, Chiara Trapanà, Chiara Sozzo, Viviano Pili, Francesco Bosco, Dario Metrangolo e Marilisa Foschetti nei rispettivi ruoli della sfortunata famiglia. Alle ore 21 del 15 Luglio, Piazza Candido diventerà lo sfondo di questo spettacolo teatrale che, a detta della sua regista, non deve mai perdere della sua importanza e tradizione: “Bisogna valorizzare sempre di più il teatro vernacolare affinché non vada persa questa importante tradizione. Fa parte della nostra storia e delle nostre radici. Ennio Bonea, cultore e studioso dei vari dialetti salentini, amava ribadire in ogni sua conferenza pubblica, che la lingua dialettale va tramandata ed insegnata soprattutto ai ragazzini che non hanno né pronuncia né conoscenza dei termini arcaici. Sono molto d’accordo - dice Solini - con il suo pensiero; ho potuto anche riscontrarlo dal vivo grazie al laboratorio di teatro vernacolare che sto personalmente conducendo nella scuola del secondo polo di Monteroni. I ragazzi si trovano spiazzati con i termini in disuso e diventa nostro compito quindi insegnare loro le nostre tradizioni, la nostra cultura, le nostre radici, affinché non vada perso nel tempo un patrimonio dal valore inestimabile ”.
Il teatro diventa dunque un mezzo per esprimere e mantenere vive le tradizioni: non per caso i migliori attori e registi come Eduardo De Filippo ed il nostro conterraneo Edoardo Winspeare hanno insistito sin dall’inizio a portare in scena i loro accenti nelle loro opere. Nel loro piccolo, Dora Solini e la sua compagnia cercano di mantenere viva quest’arte, a maggior ragione, per coinvolgere tutti quei giovani che da un decennio a questa parte, nonostante le logiche ultratecnologiche, continuano a coltivare la passione del teatro: “Credo che per i giovani sia fondamentale avvicinarsi al teatro vernacolare, che non è un teatro da Serie B. Da anni lavoro con i ragazzini, e mi rendo conto che le generazioni sono cambiate così velocemente e così in fretta. Perché insisto tanto su di loro? Sono il nostro futuro, penso sia un punto di forza; cerco in ogni modo di trasmettere loro la mia passione e se tutto sommato in questi anni son riuscita a seminare amore verso un’arte così nobile, fatta di complicità e sacrifici, mi ritengo abbastanza soddisfatta”.
La speranza di Dora è che si riaccenda nelle nuove generazioni la passione per il teatro. Gi autori e i registi come Solini non mancano. Scarseggiano invece giovani personaggi da far riaffacciare a questa antica e nobile arte.