Rock anni ‘90, una batteria e quasi 2000 chilometri di distanza dal suo paese di origine. In questi numeri vi è buona parte del suo vissuto. Parliamo di Alessandro Manca, 42 anni, residente a Granada (Spagna) e batterista in voga nella penisola iberica. Uno vero e proprio spirito libero. Carattere che si è manifestato fin da subito in giovane età: quando a soli 21 anni decise di trasferirsi a Bologna, poi a Padova ed infine a Granada dove risiede dal 2005. E soprattutto, dove convive con una compagna ed un figlio di 8 anni.
Il suo ultimo singolo, uscito solo tre settimane fa, ha raccolto quasi 1500 views su Youtube. Si tratta di un assaggio di un percorso di restyling della sua band, che ha deciso di affidare la cura dell’immagine ad un importante impresa di management spagnola. Ma prima di affrontare questo argomento andiamo a conoscerlo meglio.
Alessandro, partiamo allora dal principio, quando nasce la tua passione per la musica?
La verità è che sono sempre stato a contatto con la musica, fin da bambino. Dopo vari anni con le percussioni “manuali” di musica africana e altrettanti come cantante in vari progetti punk (che non hanno mai visto la luce) iniziai a suonare la batteria. Nel 2005 ne comprai una e decisi di studiare come autodidatta. Il primo progetto serio come batterista fu con un gruppo chiamato “HUMUS M.O.D.”: già qui iniziai a formare il mio stile, con influenze provenienti da alcuni famosi batteristi come quelli dei “The Pólice” e “Led Zeppelin”.
E poi sono arrivati gli “Yetiblack”…
Si, poi solo tre anni fa decido di fare un casting con il gruppo “Yetiblack”. ll progetto all’epoca aveva un suono molto post-rock stile anni ‘90. L’occasione è arrivata in un periodo in cui stavo sperimentando dei miscugli tra musica africana, che usciva dagli schemi 4/4 della musica europea, e influenze di gruppi che usavamo molti i ritmi dispari. Perciò, dopo aver registrato 2 EP, inizio a proporre le mie idee. Il risultato? La band condivise totalmente le mie proposte. E da allora iniziammo a dare forma ad un nuovo stile.
Oltre ad alcuni gruppi citati prima o alcune influenze provenienti dalla musica africana, ci sono stati nell’arco della tua carriera altri riferimenti musicali?
Si, in effetti i miei riferimenti musicali sono molti e molto diversi tra di loro: Nirvana, Fabrizio De Andrè, Foo Fighters, Pink Floyd, U2, solo per nominare alcuni “famosi”. Anche se a livello ritmico mi sono ispirato moltissimo a gruppi più progressivi, tipo King Crimson, A Perfect Circle e musica dei fine anni 90 /2000. Nella mia biblioteca musicale comunque c’è di tutto e di più, e a volte l’ispirazione viene da artisti da cui non te lo aspetteresti mai.
Da quando vivi in Spagna che differenze hai notato rispetto all’Italia sotto l’aspetto musicale?
La differenza sostanziale è che in Spagna la gente assiste ancora a concerti dal vivo senza partecipare forzatamente a quelli di artisti famosi. Si fa musica nei bar e nelle piccole sale. E con stanze sempre piene. Bisogna tenere presente che in Italia io assistevo più da pubblico che da musicista, perchè il mio palco all’epoca era soprattutto la strada. Quindi probabilmente ho un punto di vista molto diverso da quello dell’artista.
Parliamo ora del tuo ultimo lavoro, di cosa parla il singolo “Sickness”?
“Sickness” vuole essere un’analisi di quella che tutti considerano “pazzia”. In questo caso viene affrontata dal punto di vista di chi ne soffre. Il processo di composizione è stato lungo (come quasi tutte le nostre canzoni) perchè l’idea era quella di esprimere il senso stesso della canzone non solo con il testo, ma anche con la musica e con il video. Con “Sickness” non è stato facile. Ad esempio, rappresentare “l’angoscia” ha richiesto un grande sforzo. Speriamo di essere riusciti a trasmetterla.
Quali progetti riserverà il futuro?
Adesso siamo immersi nel tour di presentazione di “The Seventh Stage”, quindi i nostri propositi sono di farci conoscere il più possibile. Da ottobre inizieremo a lavorare con “Obscura Managment”: questa che vi sto dicendo è un’anteprima di una grande novità. “Obscura Management” è una delle più grandi imprese di management di riferimento della scena della musica alternativa del nord della Spagna, quindi speriamo dare un forte impulso alla band. E poi stiamo già lavorando su nuove canzoni, quindi non ci fermiamo.
Per ultimo vorrei chiederti: cosa ti manca di Monteroni? Avverti la lontananza dal tuo paese di origine? Vuoi rivolgere un saluto particolare?
Un saluto speciale lo voglio fare alla tribù del “Piper”. Anche se mi faccio sentire poco so che sanno che li penso spesso! E a tutti gli amici che vedo una volta all’anno: quando ci incontriamo è come se il tempo il tempo non fosse affatto passato (loro sapranno chi sono). E per ultimo, un grazie a TgMonteroni.it che si è ricordato di me nonostante l’assenza.