La sentenza di secondo grado emessa in queste ore ha più che dimezzato la pena nei confronti di Valentina Piccinonno, la 35enne leccese che ha commesso il delitto.
La donna è stata infatti condannata a 7 anni di reclusione: un maxi-sconto rispetto ai 16 anni inflitti in primo grado col rito abbreviato.
I giudici della Corte d’assise d’appello hanno infatti riqualificato il reato, come aveva invocato la difesa, derubricando l’accusa da omicidio volontario a preterintenzionale. Ed hanno stabilito che non si trattò di rapina, bensì di furto. Il procuratore generale aveva chiesto, invece, la conferma della condanna a 16 anni.
Quando quella sera stessa fu bloccata ed arrestata dalla Squadra mobile, la Piccinonno aveva addosso il portafogli, tre anelli, un bracciale e il telefono cellulare di Maggi.
La donna colpì il 73enne ripetutamente al volto e al capo con calci, pugni e un corpo contundente, ingaggiando quindi una colluttazione con la vittima che più volte batté la testa per terra. Una brutale aggressione. Secondo i giudici di secondo grado, però, la Piccinonno non agì con l’intento di uccidere per rapinare la vittima, ma colpì l’anziano nel tentativo di fermare un presunto tentativo di violenza.
Sta di fatto che la donna si appropriò dei soldi, del cellulare e degli oggetti di valore che il 73enne aveva addosso. E poi fuggì via con l’auto dello stesso Maggi, lasciando l’uomo agonizzante per terra.