l’imprenditore è stato tratto in arresto, ieri sera, al termine di un’operazione congiunta compiuta dai carabinieri della locale stazione e dai colleghi della Compagnia di Lecce.
Sono stati i militari a scoprire, in un appezzamento di proprietà che sorge a ridosso della sua abitazione, alla periferia di Monteroni, in contrada Lamia Russa, una vera e propria piantagione di “erba”: una serra di circa 250 metri quadrati, coperta da una impenetrabile rete verde per occultarne la vista anche dall’alto. Peraltro, l’area era inaccessibile per via della recinzione e la presenza di una fitta vegetazione ornamentale, che ben scongiurava gli sguardi indiscreti.
All’interno 500 piante di cannabis, floride e verdeggianti, di altezza varia fino ad un massimo di un 1 metro e 80 centimetri. All'interno dell'abitazione invece sono stati rinvenuti 120 germogli di marijuana, centinaia di semi e tappi idonei all’avviamento di un semenzaio di nuove piantine.
Su disposizione del pm di turno Giovanni Gagliotta, l’imprenditore è stato sottoposto al fermo di polizia e poi trasferito presso la Casa circondariale di Lecce, a disposizione dell’autorità giudiziaria. E nelle prossime ore, dopo l’interrogatorio di garanzia, il Gip si esprimerà sulla convalida dell’arresto.
Monaco era un incensurato. Un imprenditore che non aveva mai avuto problemi con la giustizia: insomma, un insospettabile.
L’uomo è difeso dall’avvocato penalista Massimo Bellini. E subito dopo il fermo, nel corso di alcune dichiarazioni rese ai carabinieri, il 40enne si è assunto in toto le responsabilità della piantagione illegale, escludendo qualsiasi coinvolgimento dei suoi familiari.
La “serra” è stata sottoposta a sequestro. Ma già ieri sera i carabinieri hanno proceduto al campionamento di alcune piante di cannabis e contestualmente hanno provveduto alla distruzione dell’intera coltivazione.