L'uomo è un volontario del 118 in servizio come autista presso un’associazione di Lecce convenzionata con l’Asl.
Durante la perquisizione compiuta all’interno della sua abitazione e in un garage utilizzato come officina (dove svolgeva anche il lavoro di carrozziere), i carabinieri della stazione di Monteroni - che conducono le indagini - hanno rinvenuto quella che appare come una collezione di “lame”, compresa una grossa sciabola. In tutto una quarantina di "armi bianche": 30 coltelli a serramanico di diverse dimensioni, 11 pugnali di vario tipo, più la spada.
Ma soprattutto, i militari hanno scovato una bomba da mortaio tipo “Brixia Mod.35/39” (probabilmente un residuato bellico della seconda guerra mondiale) e due pistole: una calibro 9 con matricola abrasa e relativo munizionamento da guerra, e un’altra invece a salve (sebbene alterata e priva di tappo rosso). E in più una decina di proiettili e 2 tirapugni in ferro.
Per mettere in sicurezza le armi da sparo e l’ordigno bellico sono intervenuti i carabinieri della Sezione Artificieri del Comando Provinciale di Lecce.
Si tratta di armi detenute illegalmente e che sono state poi sottoposte a sequestro da parte dei carabinieri. Il proprietario è quindi finito nei guai.
Espletate le formalità di rito e sentito il pm di turno, il sostituto procuratore Massimiliano Carducci, nella serata di ieri Caputo è stato arrestato e trasferito presso la Casa circondariale di Borgo San Nicola, a disposizione dell’autorità giudiziaria. L’accusa è di “detenzione illegale di armi comuni da sparo con relativo munizionamento e detenzione di armi da guerra”. Il monteronese è difeso dall’avvocato Francesco De Giorgi.
Intanto, le indagini proseguono. E Caputo dovrà rispondere sulle inspiegabili circostanze relative alla presenza di un arsenale in casa: sarà cioè chiamato a chiarire la provenienza e soprattutto la destinazione d’uso di quelle armi.