Presenti il sindaco Angelina Storino, il parroco della chiesa Madre, monsignor Adolfo Putignano, che ha benedetto la targa, monsignor Salvatore Carriero e il nipote di don Mocavero, il professore Francesco Rizzo.
L’intestazione di uno spazio del centro storico alla figura del canonico scomparso nel 1964 (LEGGI ARTICOLO) è stata decisa dall’amministrazione comunale e caldeggiata dalla confraternita dell’Assunta, di cui l’arciprete è stato padre spirituale.
“Dedicare uno scorcio nel cuore della città al nostro benemerito concittadino, il sacerdote Antonio Mocavero, è motivo di vanto e orgoglio per tutta la comunità. Un’iniziativa - commenta l’assessore alle politiche culturali e all’associazionismo, Antonio Madaro - che fa parte di un programma di intestazione di luoghi pubblici, promosso da numerosi cittadini e associazioni locali e fortemente voluto dall’amministrazione e dalla sindaca Angelina Storino, alla quale va il nostro ringraziamento, a personaggi saldamente radicati nel tessuto e nella storia monteronese: dal parco di via Gramsci al caporale Marco Bisconti, a quello di via Del Mare al fante Antonio Quarta; dal parco di via Fiume a don Carmelo Martino alla nuova Biblioteca Comunale dedicata al professore Edmondo D’Arpe, nell’imminente futuro. È di fondamentale importanza - evidenzia l’amministratore comunale - tenere viva la memoria del luogo in cui si vive e soprattutto di chi ha contribuito con la propria opera e con il proprio esempio a renderlo migliore, affinché le nuove generazioni, e chi in generale è venuto dopo, possano avere un forte ancoraggio a quello spirito di appartenenza che fa sì che una comunità cresca sana e forte all’insegna di valori quali l’onestà, l’altruismo, la solidarietà ed un sano orgoglio per le proprie radici”.
Per l’assessore Madaro, quindi, “l’arciprete Mocavero rappresenta un modello di cittadino che la nostra Monteroni ha bisogno di imitare per crescere nel segno di profonda umanità da lui tracciato e sviluppato con intensità e rigore. Insigne personaggio degno di essere annoverato fra i nomi che popolano le vie della nostra città. Egli è stato, oltre che pastore dopo la seconda guerra mondiale, anche un vivido promotore di numerose iniziative artistiche che hanno permesso la crescita di Monteroni non solo dal punto di vista spirituale ma anche dal punto di vista socio-culturale”.
Madaro rammenta che “il canonico fu sostenitore della riedificazione della chiesa di San Giovanni Battista, dell’ampliamento della Chiesa Madre e dell’edificazione dell’Oratorio San Giovanni Bosco. Grazie alle sue donazioni sono state realizzate alcune opere d’arte come quelle di fra’ Raffaello Pantaloni che hanno arricchito il patrimonio artistico del paese. È stato autore inoltre dei testi degli inni a sant’Antonio di Padova, al SS. Crocifisso e ai Santi Medici”.
L’assessore alla cultura ricorda poi che don Antonio “seppe dialogare con un’intera comunità laica, indicando le linee-guida indispensabili per un fecondo rapporto tra fede e cultura, binomio che ha caratterizzato con successo quel periodo storico della nostra cittadina. Ora, seguendo la sua testimonianza, è necessario riflettere sulle tante positività del passato per ritrovare una “comunità in dialogo”, come seppe brillantemente instaurare il nostro illustre cittadino e svilupparla in nuovi contesti e con nuove esigenze”.