Sarà intitolata all’arciprete Antonio Mocavero, l’area-parcheggio del centro storico

Domenica 18 marzo 2017 a partire dalle ore 10.30 la città di Monteroni di Lecce annovererà a pieno titolo nella toponomastica cittadina un’insigne figura sacerdotale monteronese,

quella del compianto e venerato arciprete don Antonio Mocavero. L’iniziativa è promossa da Giuseppe Mancarella, priore della Confraternita Maria SS. Assunta che, facendosi interprete di un sospiro collettivo della comunità cittadina, di concerto con l’Amministrazione del Pio Sodalizio, ha incontrato l’approvazione dell’Amministrazione Comunale.

La sindaco Angelina Storino, pertanto, ha assicurato la sua presenza alla cerimonia d’intitolazione del Largo, situato tra via D’Arpe e via Roma, esattamente alle spalle della Parrocchia Matrice, principale centro di apostolato del compianto Arciprete che per lunghi anni fu guida spirituale del paese e figura tuttora fortemente impressa nell’immaginario popolare. Uomo del dialogo ed ottimo coordinatore pastorale, eccelso predicatore dalle doti oratorie fini e suadenti. Un carisma unico capace di arrivare davvero al cuore delle persone.

Con questo gesto imperituro tale luminosa figura sacerdotale entra solennemente nella storia e tutta la comunità è pronta a farne grata memoria.

Il sacerdote Mocavero nacque a Monteroni il 2 novembre 1872 da Achille e da Giuseppa Cappello.
La sua famiglia era composta pure dalle sorelle Giovanna, Maria, Albina e dai fratelli Vito e Michele, anch’egli sacerdote morto in concetto di santità. Don Antonio da ragazzo studiò nel Seminario Vescovile di Lecce e ricevette l’ordinazione sacerdotale il 7 marzo 1903 dalle mani del vescovo di Lecce, mons. Gennaro Trama, nella  Cappella dell’Istituto “Margherita”. Da subito apprezzato per le sue doti morali e oratorie: dal 1930 al 1942 fu nominato padre spirituale della Confraternita dedicata all’Assunta in Cielo e rettore della chiesa di San Giovanni Battista. Nella sua umiltà seppur affascinato dalla chiamata sacerdotale vissuta come elevato dono divino per la missione di servire Cristo, la Chiesa ed il popolo, fu sempre restìo alle ostentazioni.

Al suo zelo e alla sua generosità si deve l’ampliamento, la riedificazione della chiesa di San Giovanni Battista e il rifacimento del corredo artistico  per il quale donò ben £ 10.000 del tempo. In particolare ricordiamo i preziosi dipinti del frate toscano Raffaello Pantaloni: l’Assunzione della Vergine, San Lazzaro e Santa Lucia. Il 25 luglio 1936 fu nominato canonico onorario del Capitolo Cattedrale di Lecce e allo stesso tempo membro delle Missioni Apostoliche di Lecce. Divenne oratore e predicatore quaresimalista molto apprezzato e ricercato. Indimenticata e ineguagliata resta la sua ars oratoria poiché, alla stregua solo di Marco Tullio Cicerone, si fece sedurre dalla finezza del linguaggio e inchiodare dalla forza dimostrativa degli argomenti. Egli “considerava l’onore della sua nomina di canonico della cattedrale leccese innanzi tutto, quale ulteriore titolo per manifestare in modo più esplicito il suo amore alla Chiesa diocesana”. A circa 70 anni d’età fu nominato prima economo curato della Matrice di Monteroni e solo nel 1943 divenne Parroco, perché lo precedeva il cugino, don Giuseppe Mocavero che fino alla morte fu Arciprete e Vicario Giudiziario della Diocesi.

Tra i suoi numerosi incarichi si annoverano anche quello di cappellano delle suore d’Ivrea nell’Asilo Infantile dedicato a “San Giuseppe” e di rettore della chiesa del SS. Crocifisso, dove ha sede anche la Confraternita SS. Medici “Cosma e Damiano” e del Perpetuo Suffragio. Compose i testi degli Inni Sacri: “Sentono i Popoli” dedicato a Sant’Antonio da Padova, Patrono di Monteroni e “Inno ai Santi Medici”, tuttora, con molta devozione, eseguiti dalla popolazione.  

Dal 10 dicembre 1943 al 1952 ricoprì il ruolo di Vicario Foraneo di Monteroni con nomina del vescovo Alberto Costa. Contestualmente, sulla scia di quanto già realizzato nella chiesa di S. Giovanni, diresse altresì i lavori di restauro della Chiesa Matrice di Monteroni, impreziosendola con un nuovo ed artistico portale neoclassico che si affaccia su via Alessandro Pino, una balaustra in marmo per delimitare il presbiterio e un nuovo battistero nel cappellone, opera del già citato fra’ Raffaello Pantaloni. Si adoperò per la risistemazione del monumentale Calvario (angolo Via Rubichi, Via XXI Aprile); sostenne l’edificazione dell’Oratorio “San Giovanni Bosco” che benedisse e inaugurò. Negli anni Cinquanta del Novecento, l’Arciprete impiegò le sue energie anche per la realizzazione di una seconda parrocchiale, attuale Maria SS. Ausiliatrice, per la quale, mons. Giuseppe Mocavero, parente dello stesso, donò la propria abitazione.

I suoi sforzi, la sua dedizione e il suo operoso ministero sono universalmente riconosciuti. La sua catechesi era seguitissima sia in diocesi che fuori. Frotte di fedeli affollavano le chiese pur di ascoltarlo. I suoi viaggi lo condussero perfino nel territorio dell’ex Jugoslavia, attuale Montenegro, ovunque egli portava il suo carisma di “soave mediatore dei divini misteri e promotore di salvezza”. Colpito, improvvisamente, da una malattia che ne limitò il suo apostolato venne in seguito affiancato dal nipote don Achille Rizzo.

Dopo una lunga degenza di tre anni, il canonico Mocavero, sofferente ma paziente, si spense nella sua Monteroni il 29 gennaio 1964. A tal proposito mons. Adolfo Putignano, attuale arciprete e parroco, sostiene che, don Antonio, stimato e venerato dalla popolazione “trasformò i suoi funerali in un’autentica apoteosi”. I suoi resti mortali riposano nella cappella funeraria della famiglia Rizzo presso il cimitero comunale. Gli subentrò il nipote don Achille Rizzo dal 18 luglio 1964.

Nella Chiesa Matrice, entrando da Via Pino, sulla destra del portale si può tuttora ammirare la targa marmorea ad egli dedicata dalla pietà popolare, dettata, probabilmente, dal compianto preside Edmondo D’Arpe, essa esprime succintamente quanto davvero la gente lo tenesse in grande considerazione e lo venerasse. “Apostolo convinto e infaticato della Parola, servo generoso del popolo di Dio”, memorabile decoro di un sacerdote cristiano autenticamente incarnato nella doppia cittadinanza profetizzata da S. Agostino, quale concittadino benemerito di Dio e dell’uomo.

 

 

DIDASCALIE FOTO

La Famiglia Mocavero in una foto dei primi del 1900, collezione di Francesco Rizzo.

Matrimonio Mello-Quarta (23 giugno 1960),

foto Toni Luceri, collezione Antonietta Quarta.

Matrimonio Mello-Quarta (23 giugno 1960),

foto Toni Luceri, collezione Antonietta Quarta.

Matrimonio Quarta-Ianne (16 luglio 1960),

foto Cine Lauretti, collezione Giuseppe Mancarella.

Don Antonio Mocavero in predicazione.

Monteroni di Lecce, Chiesa Madre, lapide commemorativa

del Canonico Antonio Mocavero.

 

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