“La sentenza del Tar nulla ha stabilito sulla legittimità del progetto alla base del piano di lottizzazione per la costruzione dell’Università islamica, ma ha semplicemente attribuito natura di atto decisorio alla comunicazione ostativa del dirigente dell'ufficio tecnico comunale che, nonostante i solleciti, è rimasto inerte per più di due anni”.
A sostenerlo è l’avvocato Stefano Paladini, legale degli imprenditori e proprietari dei suoli, che ricadono nel territorio di Monteroni, su cui sarebbe dovuto sorgere l’ateneo islamico: un progetto (approdato poi in Piemonte) che negli anni scorsi ha innescato un lungo e rovente dibattito.
Il Tar di Lecce (LEGGI ARTICOLO) ha accolto le tesi del comune di Monteroni che aveva congelato l'iter: i giudici hanno rigettato infatti il ricorso presentato dai nove privati rappresentati da Paladini, che ora impugneranno la sentenza davanti al Consiglio di Stato: “Al netto delle dispute ideologiche sulla bontà dell’iniziativa imprenditoriale, è necessaria - fanno sapere tramite il legale - una lucida analisi giuridica della vicenda. Sarà opportuno che la questione sia riesaminata nella sede giudiziaria competente”.
E per questo ribadiranno le loro ragioni in appello circa la presunta “illegittimità sia del silenzio riservato ai ricorrenti che del comportamento del responsabile del procedimento nella fase istruttoria”. Ulteriori censure, secondo Paladini, riguardano poi “la comunicazione ostativa a firma del dirigente dell’ufficio tecnico con riferimento all'ambito di competenza di quest'ultimo individuato e limitato dalla legge. Le obbligazioni di pagamento - afferma l'avvocato - interessavano una minima parte delle particelle del piano di lottizzazione, peraltro ininfluenti ai fini della conclusione del procedimento amministrativo interrotto, in quanto era garantita la maggioranza dei proprietari degli immobili”.
Per il legale quindi “la presenza di procedure esecutive non è un ostacolo all'approvazione di una lottizzazione”. “L’Università islamica - aggiunge - è stata a lungo bloccata per motivi privi di fondamento giuridico. E un profilo non trascurabile è il danno economico patito dalla cordata di imprenditori che hanno stipulato contratti preliminari di ingente valore e subito la perdita di chance anche per il mancato ottenimento di finanziamenti che avrebbero dato un ritorno economico e di immagine anche alle comunità locali, oltre che un arricchimento culturale”.