È festa per il Compatrono. La comunità fa memoria dell’autentico miracolo del Crocifisso

Tutta la comunità cittadina di Monteroni è nuovamente in fermento per il ritorno dei festeggiamenti al SS. Crocifisso Compatrono.

 

Importante riferimento iconografico è un’effige lignea del Salvatore, scrigno di storia, devozione, tradizione, contemplazione, cultura e autentico faro di misericordia per tutta la nostra gente. Baluardo di una comunità consapevole di un immenso dono ricevuto e simbolo trionfante contro il Male che nell’ottobre 1867 mieteva vittime in tutto il paese.

È la vittoria della Vita di una comunità implorante che seppe stringersi intorno al sacro legno invocando misericordia e salvezza al suo cuore trafitto che risana e salva. Il suo amore crocifisso è sempre pronto a tramutare la nostra fragilità e rinnovare la fiducia verso ogni uomo. Maggiormente quest’anno, corroborati dal 150° anniversario dell’evento prodigioso, da poco trascorso, si è chiamati a rivivere con fervido e grato impegno la celebrazione della salvezza. Nella Monteroni post risorgimentale la popolazione seppur colpita e vessata dall’epidemia di colera, che investì ben 17.713 persone nel Sud Italia causandone il decesso di 9.813, ebbe la forza e la fede di sollevare, a furor di popolo, la Croce, in un commovente grido di aiuto, affinché purificasse il paese dal morbo che ne decimava gli abitanti. In effetti i decessi diminuirono gradualmente per poi cessare del tutto. È storicamente accertato che il prodigio si compì e che la Festa fu istituita unanimemente e di concerto con il Consiglio Comunale e il Capitolo del Clero.

A tal fine, fu richiesto un indulto al Papa Pio IX per poter celebrare ogni anno, nella seconda domenica di ottobre una messa solenne di ringraziamento. Da allora sino ad oggi l’impegno della città non è mai venuto meno nel conservare i valori dei padri. E tutto ciò traspare sempre dal generoso compito degli organizzatori che sapientemente fanno rivivere le feste patronali conservando la memoria della nostra Terra rendendo, nel contempo, ossequioso omaggio verso l’eroicità di chi ci ha preceduto.                       E, Monteroni, in quanto depositaria di una storia trasmessa, seppur nel rinnovamento culturale, deve avvertire l’implicito compito di tramandarla perché non svanisca nel tempo e nei meandri di un mondo disincantato e distratto. È necessario, allora, salvaguardare le tradizioni che determinano forme specifiche e necessarie di identificazione di una comunità, migliorandole se possibile. “Nell’organizzazione tipica dei festeggiamenti appaiono sempre più sfumati i rimandi alle feste barocche durante le quali per meravigliare il pubblico si effettuavano giochi di fuoco e luce accompagnati da esecuzioni musicali; tali reminiscenze sono in parte rilevabili negli addobbi con luminarie, nei fuochi d’artificio e nella musica lirico sinfonica offerta dai concerti bandistici della cassarmonica. Un momento a parte è rappresentato dalla fiera mercato, in passato importante occasione per l’acquisto di generi di consumo rari da reperire in un ambiente legato al consumo di beni prodotti localmente. Senza voler tralasciare i mutamenti sociali intervenuti nelle abitudini e nei modi di vivere la festa da parte di alcune fasce della cittadinanza, la partecipazione corale e numerosa, quella veramente popolare, si osserva quasi esclusivamente durante le celebrazioni degli atti cultuali, del Solenne Settenario, delle Messe votive, e raggiunge l’acme alla fine della processione, con l’esecuzione dell’Inno in onore del SS. Crocifisso.

Vanno considerate a parte le altre manifestazioni, alcune meritano di essere recuperate, altre ripensate. I Concerti Bandistici salentini e pugliesi, per esempio, cui va il merito di aver contribuito alla diffusione di una vera cultura musicale, spesso eseguono i loro brani, in modo eccellente e con punte di vero virtuosismo ma per poche decine di appassionati. È evidente che si desidera, per questo tipo di espressione musicale, legata al nostro modo di far festa, una nuova primavera. Conseguentemente, sarebbe opportuno, studiare strategie di rinnovamento per rendere la banda più gradita a fasce di pubblico che ignorandone l’alto valore musicale non possono apprezzarla appieno”. (cfr. G. Carlà, Appunti per l’organizzazione delle feste, Vita Cristina, 2009). E, pertanto, in questi ultimi anni alcune iniziative sono intervenute per rinnovare e dare ulteriore spessore alle feste: la Rassegna d’Arte Sacra “Pro Arte Pro Deo”, la peregrinatio del Crocifisso Miracoloso nelle chiese parrocchiali, l’istituzione del Concerto Bandistico “Città di Monteroni”, dell’annessa scuola musicale “M° Rocco Quarta” tutte meritevoli di interesse e di impegno per la crescita culturale della comunità. Quindi, come ogni anno, non è il singolo ma l’intera comunità che si unisce per dar onore al protettore migliorando la riuscita della festa e aumentare la partecipazione del popolo. Con la festa si esprime questo bisogno mediante un segno tangibile che investe tutti i nostri sensi inebriati da suoni, luci, colori, odori, buon cibo e strette di mano augurali.

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