L’azzurro di Coverciano si allontana sempre di più da Graziano Pellè. E non solo per l’enorme distanza che separa la Cina dall’Italia. Tutto è da attribuire alla silenziosa rivoluzione tattica del CT della Nazionale Giampiero Ventura alle prese, da alcuni giorni, con il secondo stage di preselezione dei giovani talenti italiani.
Fanno riflettere perciò le dichiarazioni dell’allenatore ex Torino al termine del ritiro della giornata di ieri: “Pellè ha avuto le sue occasioni – spiega Ventura - Non chiudiamo niente a nessuno ma abbiamo intrapreso una strada che è quella del ricambio generazionale”. Niente di buono per l’attaccante monteronese, che potrebbe dunque porre fine al sogno di un improbabile ritorno con la maglia della Nazionale. Pesa molto il brutto episodio in cui il salentino si rese protagonista nel corso del match contro la Spagna lo scorso 6 ottobre (richiamato in panchina, si rifiutò di stringere la mano a Ventura).
Ed a tal proposito arrivano anche le dichiarazioni del campione del mondo Lele Oriali: “Bisognava intervenire e non soprassedere – ha spiegato Oriali – Mi è dispiaciuto, ma come ho detto esistono le regole. Da allora non l’abbiamo più sentito”. Ma oltre i motivi disciplinari c’è dell’altro. A ciò infatti, si aggiunge la mediocrità della Super Chinese League e i dubbi sull’eventuale condizione fisica del calciatore, lontano dai ritmi del calcio europeo. D’altronde, l’apporto di gol da parte Pellè nei primi mesi in Cina non è stato all’altezza delle aspettative: solo 5 gol all’attivo, che hanno permesso allo Shandong Luneng di agguantare la salvezza, ma non di compiere l’ulteriore salto di qualità.
Ora non resta che sperare in un improvviso cambio di rotta da parte del CT della Nazionale, molto intenzionato a confermare il 3-5-2 in ottica Mondiale. I ricordi delle magnifiche emozioni vissute la scorsa estate sono ancora nitidi nella mente dei monteronesi. E c’è chi crede che tutto possa ritornare. “Certi amori non finiscono mai, fanno dei giri immensi e poi ritornano” amava cantare Venditti. Chissà allora che quella di Graziano non sia stata solo una strategia.