Le sue qualità da disegnatore, sviluppate sin dall’infanzia, gli hanno permesso di entrare a far parte di una delle scuole più prestigiose del panorama europeo.
Quando hai iniziato a dedicarti all’arte ed al disegno in generale?
Ho iniziato molto presto. Già a 10 anni giocherellavo con la matita, imitando vari modelli. All’inizio dell’adolescenza, preferivo isolarmi e restare a casa, recluso a sperimentare uno stile molto personale. Erano le prime bozze di quello che è ormai diventato il mio vero e proprio stigma, che mi distingue da tutti gli altri artisti a livello europeo.
Cosa cerchi di esprimere con i tuoi disegni?
Credo che ognuno abbia la necessità di esprimersi e cercare la propria persona, io lo faccio con matite, spray e pennelli. Per quanto riguarda i miei lavori posso umilmente paragonarli a delle fotografie interiori, che hanno racchiuso per un lungo periodo della mia vita, una serie di brutti momenti, ansie e paure. Mi affascina tutto ciò che è in ombra e che generalmente l'uomo omette nel confronto con i suoi simili. E’ un po' come il vaso di Pandora, uno specchio che ti guarda dentro.
Qual è stata la cosa più bella che ti è capitata sino ad ora in Accademia?
Sicuramente una delle cose più gratificanti a livello artistico e personale in Accademia, è stata la selezione di un mio lavoro per una mostra che si terrà in un’Università in Giappone. Non posso, però, non inserire in questo contesto anche il confronto con i docenti, che sono in primo luogo artisti di spessore e persone molto aperte al dialogo. Sto apprendendo molto da loro, in fondo sono solo al primo anno ed ho ancora tanto da imparare. Poi ci sono molti altri concorsi a cui sto partecipando, vedremo se il futuro mi darà ragione.
Hai collaborato con artisti importanti?
Nel mondo dei graffiti, ho avuto l'onore di collaborare con uno street artist cubano di nome Ascanio per la realizzazione di un graffito in memoria di Jannacci; un progetto molto interessante e importante a livello territoriale. Ho collaborato con un maestro, anzi, “Il Maestro” dei graffiti, Mr.Wany, con cui ho realizzato un disegno su un muro enorme in un campo sportivo, insieme ad altri writer di spessore. Tra questi uno dei primi graffitisti di New York : Daze, sul podio dei pionieri del writing a Livello mondiale .
C’è un tipo di approccio diverso all’arte tra Milano e Lecce?S
Sicuramente si. Lecce è un buon terreno per allenarsi, potenziare il proprio stile e organizzare la gestione dei propri lavori, ma allo stesso tempo vi è un’assenza abissale di opportunità e occasioni. Qui a Milano, invece, il mercato dell'arte è più europeo, non si ferma in Italia ma sconfina, creando più confronto e stimoli per un ragazzo che ha voglia di dire la sua in questo campo.
Cosa rimprovereresti di Monteroni per quanto riguarda gli spazi sociali e l’arte? Di cosa ha bisogno affinché i ragazzi la pratichino liberamente e senza nessun filtro?
Monteroni è un amico antipatico, ma necessario per comprendere il valore che ha l'arte per te. Se trovi la forza di uscire da un microcosmo come Monteroni per inseguire i tuoi sogni, hai già compiuto il primo passo. Sicuramente mancano le iniziative e l'interesse del paese verso i ragazzini che iniziano a dilettarsi con l'arte. Manca la cultura, ad esempio, per considerare i graffiti (a norma di legge) una vera e propria forma d’arte, non solo scritte demenziali o atti vandalici. Bisogna stimolare e incitare. Dare fiducia ai ragazzi, creando spazi sociali in cui potersi confrontare e discutere di qualsiasi tipo di arte, che sia il disegno, la musica o la scultura.
Cosa ti manca di Monteroni?
La famiglia, mia madre e gli amici. Per il resto, frequentavo poco Monteroni, preferivo uscire in altri paesi. Spero che, sotto questo punto di vista, Monteroni riesca ad emergere ed a ritornare quella di un tempo, come la descrivevano i miei genitori. Per non far allontanare i giovani, bisogna creare iniziative per coinvolgerli e convincerli a restare.