In queste ore, i carabinieri hanno avviato un giro di perquisizioni nelle case di alcuni pregiudicati della zona: gli accertamenti si sono svolti tra Monteroni e Copertino.
Nel mirino degli inquirenti sono finiti alcuni nomi già noti e ritenuti vicini agli ambienti della criminalità organizzata. Chi indaga è a caccia di elementi utili per chiarire il quadro in cui è maturato questo nuovo fatto di sangue compiuto nel Salento e cercare di fare luce su esecutori e mandanti. E l’attività investigativa prosegue quindi a ritmo serrato.
Solo poche ore prima dell’episodio di fuoco contro il 43enne monteronese, a Casarano era stato freddato il 42enne Augustino Potenza, un esponente di spicco ritenuto dagli inquirenti vicino alla Scu.
Giancane, costretto sulla sedia a rotelle a seguito di un precedente attentato subito a Monteroni nel 2002 (anche in quel caso scampò miracolosamente alla morte), ha alle spalle alcune condanne già scontate per rapina, estorsione, stupefacenti e favoreggiamento.
Sabato 29 ottobre, intorno alle 18.45, è stato raggiunto da un sicario (che probabilmente ha agito col volto travisato da passamontagna) nel negozio di proprietà della compagna, dove si trovava da solo in quel momento: l’attività “Di tutto un po’ - Mercatino dell’usato” sorge nel centro storico di Copertino, in via Piave, ad un tiro di schioppo dal Castello e dal santuario di San Giuseppe.
Giancane è stato colpito da un proiettile che gli ha attraversato l’addome. Dopo aver raggiunto con la propria vettura l’ospedale di Copertino, è stato poi sottoposto ad un delicato intervento chirurgico terminato a notte fonda. Ora è fuori pericolo. Si è salvato perché la pistola del killer si è inceppata dopo aver premuto il grilletto ed esploso il primo colpo.
Chi ha aperto il fuoco all’interno del negozio, probabilmente, è entrato in azione insieme ad un complice rimasto alla guida dell’auto (una Fiat Bravo rubata un anno fa a Lecce) che è stata poi abbandonata a data alle fiamme subito dopo l’agguato nelle campagne a ridosso della provinciale Leverano-Nardò.
Intanto, nei giorni scorsi sono stati ascoltati anche i familiari di Giancane.
“Non so chi possa avercela con lui. So solo - afferma la compagna Katia Leo - che con certi ambienti ha chiuso ormai definitivamente da parecchi anni. Da mesi, Roberto stava ogni giorno, mattina e sera, nel negozio di Copertino, ed era tranquillissimo: se avesse avuto qualche preoccupazione o sentore sicuramente non sarebbe rimasto da solo nell’attività, peraltro su una sedie a rotelle. Lui ha sbagliato, ma ha scontato le condanne e ha pagato il suo debito con la giustizia. È dal 2006, però, che ha chiuso qualsiasi capitolo del passato. Non voleva avere più niente a che fare con quel mondo, voleva solo stare tranquillo, alla larga da tutto e da tutti. Lui - sostiene la compagna - non c’entra niente né con i clan, né con omicidi avvenuti in questi giorni o in passato. Sono almeno dieci anni che ha cambiato vita e non ha avuto problemi, se non sciocchezze come un caso isolato relativo ad uno screzio personale. La salute di Roberto poi è quella che è, ha un’attività lavorativa e una famiglia. E da oltre un decennio ormai solo questi sono i suoi pensieri e la sua vita”.