Licenziato per aver subito una rapina. L’ex vigilante: “Un’assurda ingiustizia”

“Ho subito un’ingiustizia”. È questo lo sfogo amaro del monteronese Danilo Pancosta, che negli ultimi 6 anni ha lavorato come guardia giurata presso l’istituto di vigilanza privato Velialpol (oggi Cosmopol).

Però, dopo una rapina subita lo scorso agosto, si ritrova ora senza lavoro a seguito di un perentorio licenziamento.

Per lui, quindi, oltre al danno (lo spavento subito) anche la beffa.

La storia del monteronese Danilo Pancosta è già nota ai più: 35 anni, con a carico una compagna ed un figlio di 11 anni, licenziato in tronco per aver subito una rapina mentre prestava servizio sul portavalori per trasportare denaro in banca: per l’azienda infatti avrebbe infranto la procedura scendendo dal furgone blindato due plichi contemporaneamente anziché uno alla volta.   

L’assalto risale al primo agosto scorso, quando Pancosta finì nel mirino di un commando armato: fu rapinato nei pressi di una banca di Vernole, mentre era intento a traslare dal portavalori alla filiale due buste che complessivamente contenevano 150mila euro in contanti. 

Un incursione in stile far west: banditi armati di fucile che per spianarsi la fuga e sbarrare la strade alle forze dell’ordine incendiarono i due mezzi usati per commettere la rapina. Scene da film, e soprattutto da brividi per chi, come Pancosta, le ha vissute sulla propria pelle.  

E una settimana dopo quell’episodio traumatico, in cui ha rischiato la vita per via del suo lavoro, al vigilante 35enne è stata notificata una lettera di contestazione disciplinare. Il 2 settembre, poi, il licenziamento. 

Una vicenda che ha scosso un’intera famiglia, che continua a vivere un dramma.

“Non solo la situazione è rimasta tale e quale - spiega Danilo Pancosta - ma è addirittura peggiorata. Dopo il licenziamento, al calmare delle acque, andai a parlare nuovamente con l’azienda, per ritirare almeno lo stipendio che avrei dovuto percepire per il mese di agosto. Non mi hanno dato nemmeno quello, per via del contenzioso in atto. Al momento mi ritrovo senza un lavoro e senza un salario. Il che è un grossissimo problema per un padre di famiglia come me. Basti pensare alle spese scolastiche di mio figlio che quest’anno ha iniziato la prima media. Il tutto potrebbe sembrare normale se dietro tutto questo ci fosse stato veramente un errore da parte mia. Ma l’assurdità risiede proprio nei motivi per cui mi hanno sollevato dal mio lavoro: sono stato accusato di aver sceso due plichi al posto di uno, come da regolamento. Io dichiaro ancora una volta - ribatte Pancosta il 35enne- di non esser mai stato avvisato di questa norma e di non aver mai firmato delle carte in cui compariva una direttiva del genere. Inoltre, non credo che scendere un plico alla volta avrebbe evitato la rapina”.

Dopo lo shock subito, Danilo ha comunque continuato a lavorare, senza pensare che qualche giorno dopo sarebbe arrivata una notizia ancora più difficile da affrontare. Una vera doccia fredda. “La lettera di licenziamento è stata straziante ed inaspettata - racconta Pancosta – e la mattina seguente andai subito a parlare con il responsabile per chiedere spiegazioni e cioè farmi chiarire il motivo di questa “giusta causa” che ha portato alla loro decisione. Mi venne peraltro comunicato che di quei 150mila euro, solo 100 mila erano coperti da un fondo e che quindi, oltre al licenziamento, potrei anche correre il rischio di essere chiamato in causa dall’azienda per restituire la restante parte. Davvero una vicenda assurda, un incubo. Nessuno, però, ci ha mai avvisato di queste normative. Nessuno ci ha mai istruito in un corso di formazione. Da noi il mestiere si imparava vedendo lavorare gli altri. E soprattutto per quanto mi riguarda, prestavo servizio presso un centro commerciale, capitava saltuariamente di lavorare sul portavalori. In un anno l’avrò fatto in tutto tre o quattro volte. Ho subito e sto continuando a subire un’ingiustizia”, si sfoga l’ex guardia giurata.

“A nessuno, poi, è mai interessato - aggiunge - il mio aspetto psicologico a seguito dello shock della rapina. Mi hanno rapinato anche la pistola ed ho dovuto comprarla a mie spese, insieme all’aiuto di alcuni miei colleghi, che per fortuna hanno organizzato una colletta. Con il mio avvocato stiamo portando avanti una battaglia legale  anche perché ci sono tutti i presupposti per farlo”.

E proprio il suo difensore, l’avvocato Maurizio Spedicato, è al suo fianco in questo percorso: “Ritengo fermamente - sostiene il legale - che il licenziamento irrogato dall’azienda sia privo di fondamento, in fatto ed in diritto, stante l’assenza dell’infrazione disciplinare contestata. La prima udienza di comparizione è fissata per il prossimo 6 dicembre innanzi al Giudice del Lavoro presso il Tribunale Civile di Lecce”.

Intanto, Danilo Pancosta si rivolge nuovamente alla sua ex azienda: “Prima di arrivare ad una soluzione così drastica e così drammatica per una famiglia – afferma il vigilante di Monteroni - bisogna accertarsi della sussistenza dei requisiti. Io sono convinto di aver subito una grande ingiustizia. In tutti questi anni di lavoro non mi son mai preso un giorno di malattia e non mi sono mai rifiutato di fare qualcosa. Ho svolto il mio lavoro in maniera diligente e professionale. Voglio delle risposte e l’udienza del 6 dicembre sarà per me fondamentale”.

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