La giunta però non ci sta e delibera il ricorso in appello contro la sentenza del giudice di pace di Lecce, Silvano Trane, che ha condannato l’amministrazione di Palazzo di Città escludendo peraltro qualsiasi responsabilità imputabile all’Asl.
Una vicenda che di riflesso riporta a galla il problema randagismo: il prossimo 2 gennaio saranno infatti dieci anni che il canile di Monteroni ha chiuso i battenti. La struttura, in stato di abbandono, non è stata più riattivata nonostante numerosi e ripetuti proclami che hanno attraversato due lustri prospettando opere di ristrutturazione del rifugio di via Tufi mai concretizzate. E da ormai un decennio il comune continua ad affidarsi ad alcuni canili privati per il ricovero dei randagi.
L’episodo finito al centro della causa civile risale al 13 ottobre 2015: poco prima dell’una di notte una ragazza - all'epoca 24enne - fu aggredita da un cane all’uscita del Burton Pub, in piazzetta Romano, nel cuore del paese.
La donna, azzannata e ferita alla gamba destra, ha poi citato in giudizio il comune per il risarcimento delle lesioni subite. La difesa dell’amministrazione ha però chiamato in causa l’Asl di Lecce addebitando la responsabilità proprio all’azienda sanitaria.
La sentenza ha dato torto alle tesi del comune. Ecco perché.
Nelle motivazioni si parla di un’aggressione compiuta da un cane vagante e non da un randagio (cane sfuggito al controllo oppure abbandonato dai proprietari). Il giudice richiama poi la legge regionale che attribuisce “ai comuni le funzioni di vigilanza e tutela igienicosanitaria degli animali” stabilendo che le amministrazioni “esercitano i controlli di prevenzione e lotta al randagismo avvalendosi del servizio veterinario dell’Asl”.
L’azienda sanitaria in questo caso non avrebbe colpe perché “pur essendo stata comunicata a quest’ultima - scrive il giudice - la presenza di cani randagi sul territorio, non è stato indicato, pur richiesto, in quale canile dovessero essere ricoverati gli animali accalappiati”. Inoltre, secondo il dispositivo, “nessuna responsabilità può essere addossata alla ragazza che, come hanno confermato i testimoni oculari, è stata aggredita da tergo e morsa all'improvviso senza aver istigato o innervosito l’animale”.
Come stabilito dalla sentenza, il comune di Monteroni dovrà corrispondere alla donna la somma di 3123 euro di risarcimento più interessi legali. Ma non solo. L’amministrazione è stata condannata anche al pagamento delle competenze di giudizio, della parcella del Ctu e delle spese legali sostenute dalle controparti, ovvero l’Asl e la giovane azzannata dal cane, per ulteriori 2600 euro più Iva e contributo per la cassa previdenziale degli avvocati.
Intanto, la giunta ha già deliberato il ricorso in appello. “Riteniamo - afferma l'assessore al contenzioso, Giorgio Manfreda - di poter ribaltare il giudizio di primo grado: a nostro avviso il giudice non ha valutato alcune circostanze che escludono la responsabilità del comune”. L’amministratore allarga poi il raggio della riflessione: “Più in generale, c’è da prendere atto - dice - di una gestione molto più rapida delle soluzioni transattive e degli ottimi risultati ottenuti nel settore contenzioso grazie all'applicazione del nuovo regolamento sugli incarichi legali che porta maggiore specializzazione”.