Ad una settimana esatta dalla tremenda deflagrazione nell’azienda pirotecnica dei fratelli Cosma, in contrada Palombaro ad Arnesano, è morto in un letto d’ospedale l’operaio investito dalla fiammata e dalla devastante onda d’urto insieme al povero Gabriele: il 20enne di Monteroni, figlio del titolare dell’azienda, morì pochi minuti dopo il terribile dramma.
Gianni ha lottato per una settimana. Ma nelle scorse ore quel sottile filo di speranza si è purtroppo spezzato. È deceduto nel Centro gradi ustionati del Perrino di Brindisi, dove era stato trasportato una settimana fa. L’operaio di Carmiano non ce l’ha fatta. Il miracolo, che in tanti speravano, non c’è stato. Troppi gravi le ustioni riportate sul 90% del corpo.
Una notizia che aggrava il bilancio di una tragedia sul lavoro che ha sconvolto l’intero Salento.
E che giunge mentre sono ancora impresse negli occhi e nel cuore le immagini del funerale di Gabriele: un addio partecipato da migliaia di persone. Un fiume di gente, soprattutto giovani e coetanei dello sfortunato ragazzo, ha invaso il paese. Un ultimo saluto straziante, tra palloncini bianchi, lanterne di carta, lacrime, striscioni (“Gabriele sempre nel nostro cuore”) e fumogeni. E urla di disperazione. Un’intera comunità si è stretta attorno alla famiglia, al padre Dario, al fratello e alla sorella più piccoli, alla madre Mary e alla fidanzata Giordana. Un’eco di dolore che ha fatto vibrare il cuore di Monteroni. Il feretro del ragazzo ha attraversato il paese prima di giungere nella chiesa Madre di Monteroni, la più grande della comunità cittadina ma troppo piccola per accogliere l’enorme tappeto umano, dove si sono svolti i funerali celebrati dal vicario generale, monsignor Flavio De Pascali, insieme ai tre parroci del paese. “La vita è un bene prezioso. Il senso della vita è dare, non è prendere. Facciamo della nostra vostra vita un dono e niente ci potrà davvero far paura. Raccogliamo il testimone di Gabriele e portiamolo avanti, costi quel che costi, senza giocare al risparmio”, ha detto il vicario del vescovo durante l’omelia, rivolgendosi alla famiglia e agli amici di Gabriele.
Intanto, prosegue l’inchiesta avviata dalla Procura per fare luce sulle cause dell’esplosione. La fabbrica è stata posta sotto sequestro con la conseguente iscrizione del nome del titolare nel registro degli indagati: un atto dovuto e automatico per consentire agli inquirenti di svolgere tutti gli accertamenti necessari.