Lacrime e rabbia per l'ultimo saluto a Mattia: "Fai buon viaggio piccolo grande uomo"

In un capriccioso pomeriggio d’inizio estate, l'ultimo saluto a Mattia Renis, il 22enne di Monteroni scomparso lo scorso 8 giugno.

Il giovane ha perso la vita in un tragico incidente stradale avvenuto in Germania, dove pochi giorni prima aveva raggiunto il padre per lavorare come operaio edile. È morto insieme ad altri due colleghi, proprio mentre tornava dal lavoro.

Dopo il rientro a casa della salma, ieri si sono svolti i funerali. C’erano gli amici e soprattutto tantissimi giovani come lui. Erano in centinaia per dire addio a Mattia. Tra commozione e occhi gonfi di lacrime, una grande folla si è stretta attorno alla famiglia accompagnando il 22enne nel suo ultimo viaggio. Dopo aver lasciato l’abitazione di via Pola, il feretro ha raggiunto la parrocchia dell’Ausiliatrice. E all’arrivo in piazza Candido, il silenzio è stato frantumato da un’esplosione di pianto e di applausi incontenibili. In testa al lungo corteo la bara bianca portata a spalla e una gigantografia del volto di Mattia con una frase di speranza: “Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano ma sono ovunque noi siamo". E dietro il feretro lo strazio dei genitori, Tonio e Simona, delle due sorelle e del fratellino più piccolo, della fidanzata e dello stuolo di parenti e amici. Il parroco don Giorgio Pastore ha parlato nell’omelia di “una morte assurda” e dell’ennesima tragedia “che stronca la vita di un giovane della comunità”.

Al termine del rito funebre, gli amici hanno salutato Mattia con una dedica tutta particolare: il sottofondo musicale di “Bohemian Rapsody”. E mentre risuonavano le note dei Queen, sono poi stati lanciati in cielo i palloncini bianchi. Un volo sospinto da un battimani dirompente.

La comunità monteronese perde un'altra giovane vita. Un altro percorso interrotto da un destino beffardo. "Questa è la vita vera o è solo fantasia?" recita il testo della canzone dei Queen che Mattia amava. Purtroppo è la realtà. Una triste realtà. E non è mai facile da accettare. 

“Non è giusto che i nostri giovani debbano lasciare la loro terra per andare a lavorare lontano da casa. Non è giusto morire così a 22 anni”, ha ripetuto più volte il padre di Mattia in questi giorni. Un grido di dolore. Uno sfogo di rabbia che fa eco al sentimento di un’intera comunità. La storia di Mattia ha commosso il Salento. Ed è l’emblema di chi accetta con dignità la sfida dei sacrifici, a quasi 2mila chilometri da casa, per progettare un futuro che nel sud dei sud d’Europa appare come una chimera. E struggente è il messaggio d’addio dei suoi zii, poco più grandi di Mattia. “Quando sei venuto al mondo ci hai fatto sentire grandi. Eri il nostro re. E con te siamo cresciuti. Sei andato ad inseguire un sogno. E così ti ricorderemo: il tuo ultimo saluto, la tua valigia piena di sogni e di speranza. Fai buon viaggio piccolo grande uomo”. Il 22enne era il primogenito, chiamato affettuosamente “Er king” dalle due sorelle e dal fratellino di 12 anni. “Ora sei un angelo. E gli angeli - sottolineano i suoi compagni di vita e di gioco - non lasciano mai le persone che amano. Nei momenti difficili sono sempre accanto a noi per guidarci. Ciao Er king”.    

 

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