Il fatto risale con ogni probabilità alla notte precedente. Ignoti hanno cercato di intrufolarsi nel luogo sacro rompendo la vetrata della porta d’ingresso della cappella laterale, dove è custodito l’antico affresco della Vergine. Le grate metalliche hanno comunque retto e i malintenzionati hanno dovuto battere in ritirata. Un tentato furto o un becero gesto di vandalismo?
Resta da capire, infatti, se il vero intento fosse quello di rubare qualcosa oppure creare solo e soltanto qualche danno. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che hanno effettuato i rilievi. E nelle prossime ore i responsabili del santuario formalizzeranno la denuncia presso la locale stazione dell’Arma.
Intanto, al termine della messa, il parroco dell’Ausiliatrice don Giorgio Pastore ha espresso tutto il suo rammarico puntando il dito contro azioni che sembrano “ragazzate”: “un intero paese dovrebbe arrabbiarsi e indignarsi” per episodi così insulsi compiuti da gentaglia “che è di Monteroni”. Il sacerdote ha poi spiegato che “quantomeno i danni sono inferiori” rispetto all’ultimo raid avvenuto nel settembre 2015.
Non è la prima volta infatti che il santuario di San Fili - molto caro ai monteronesi e luogo simbolo dei festeggiamenti religiosi del lunedì dopo Pasqua - viene violato da incursioni vandaliche messe in atto per rubare qualche residuo di spiccioli delle offerte. L’elenco è lungo. E soprattutto nell’episodio risalente a meno di due anni fa, che destò enorme scalpore, venne distrutta una preziosa vetrata artistica della cappella del Santissimo. E all’interno della chiesa e della sacrestia fu messo tutto a soqquadro: paramenti sacri e arredi liturgici sottosopra; armadi, cassettiere e bussole scardinate; vetri in frantumi e scompiglio dovunque. In quel caso, i danni dovuti all’effrazione furono ingenti e superarono di gran lunga l’entità - alquanto esigua - delle offerte (un pugno di monetine!) trafugate dai ladruncoli. Insomma, una vera e propria invasione teppistica.
In quest’ultima triste circostanza, che risale a poche ore fa, la bravata non è riuscita, ma al di là del danno economico ciò che lascia basiti è il gesto sacrilego nei confronti di uno degli emblemi più sentiti della devozione monteronese.