Assolto, Giancane chiede al Garante “l’oblio” sul web. E minaccia vie legali contro Google

Assolto in via definitiva dall’accusa di aver sequestrato una bambina, il monteronese Giovanni Giancane, 48 anni, chiede giustizia anche sul web: invoca quindi il diritto all’oblio, ma “Google” risponde picche.

E lui va al contrattacco: tramite il suo legale, l’avvocato Daniele Scala, ha presentato formale reclamo al Garante per la protezione dei dati personali, minacciando di fare causa al motore di ricerca.

Giancane, come è noto, finì sotto processo con l’accusa di aver partecipato al rapimento della bambina di sei anni, di origini bulgare, avvenuto la sera del 9 giugno 2014 nell’area mercatale di Monteroni. Ma per quel sequestro - famigerato fatto di cronaca che ebbe risonanza mediatica nazionale - l’unica condanna è stata quella inflitta a Valentina Piccinonno.

Giancane è stato invece assolto per non aver commesso il fatto. E nei mesi scorsi ha presentato istanza a “Google” per la cancellazione dei dati che lo riguardano. E che online associano il suo nome e il suo volto a quella vicenda. Insomma, ha rivendicato il diritto all’oblio.

Il motore di ricerca ha però rigettato la richiesta. E il 48enne si è quindi rivolto al garante della privacy chiedendo che venga ordinata “la cancellazione/rimozione da Google delle informazioni” a lui relative “e riportate negli Url indicizzati e presenti nei risultati di ricerca”. Nel reclamo presentato il 30 maggio scorso si parla anche del “diritto al sereno svolgimento della vita sociale”, delle “forti ripercussioni psico-fisiche subite” e quindi della tutela della sua salute “fortemente minacciata dalla propalazione” sul web di informazioni che il 48enne giudica “ormai prive di rilevanza pubblica”.

In caso contrario, Giancane si dice pronto a trascinare davanti al giudice civile anche Google per chiedere un risarcimento dei danni morali e fisici pari a 2 milioni di euro. Stessa maxi-richiesta che, dopo il proscioglimento, ha inoltrato allo Stato: una domanda di riparazione per ingiusta detenzione (il giudice si pronuncerà nei prossimi mesi).

“A distanza di tre anni dai fatti e a due dalla sentenza di assoluzione, il mio nome - afferma Giancane - ancora continua ad essere associato a quella vicenda e alla Piccinonno. Ciò provoca enorme discredito sulla mia persona e molte ansie. Ogni volta mi ritornano in mente i quasi 8 mesi che ho trascorso ingiustamente tra carcere e domiciliari”.

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