Un’usanza tipicamente salentina lunga quasi 120 anni, secondo il tiepido ricordo dei più anziani: “Stando ai racconti dei nostri avi – parla Antonio Manca, componente del comitato Festa S.Antonio Abate– la focara è una tradizione che si ripete da circa 120 anni. Sono cambiate sicuramente molte cose da allora, ma i valori che ancora oggi spingono i cittadini a portare a termine quest’opera son rimasti tali. In quei tempi vi erano addirittura più focare in paese. Ogni rione aveva il suo falò e nasceva anche una sorta di competizione fra i cittadini. Pur di essere in vantaggio rispetto agli altri concorrenti si andava a raccogliere la legna perfino la notte”.
E mai come quest’anno la ricerca per risalire alle origini della focara monteronese ha interessato così tanto il comitato Festa S.Antonio Abate: “Diventa veramente importante – parla il presidente del comitato Giuseppe De Rinaldis – capire dove tutto ha preso vita. Curiosi di sapere cosa sarebbe potuto venir fuori, abbiamo così pensato di indire un concorso con i ragazzi delle scuole monteronesi, che ci hanno poi inviato i risultati delle loro indagini. Son emerse tantissime informazioni. Abbiamo potuto ricostruire una vera e propria mappa dei luoghi in cui da 100 anni a questa parte è stata situata la focara: negli anni 50-60 in Piazza Italia e Piazza della Repubblica, negli anni 70-80 in via Rubichi, più recentemente intorno agli anni 80-90 in via Di Vittorino, dai 90 al 2010 nel rione Assunta e poi è stato spostato dove lo si può vedere ancora oggi. Un ottimo lavoro da parte dei più giovani, che saranno anche premiati domenica prima dell’accensione”. Ed ancora sul perché tale falò venga associato alla figura di S.Antonio Abate: “I vecchi contadini – afferma De Rinaldis - credevano che il fuoco avesse un azione purificante ed auspicasse il nuovo raccolto. Essendo S.Antonio Abate il protettore dei raccolti, è stato poi facile associare l’immagine del Santo alla tradizione. E a mio avviso tutto nasce anche dall’esigenza di scaldarsi durante il periodo più freddo dell’anno: ecco perché la focara si svolge proprio a ridosso dei cosiddetti giorni della merla”.
Una tradizione che ritorna dopo il brutto episodio dello scorso anno, quando un gruppo di vandali decise di accendere anticipatamente il falò. Ma non fu proprio tutto da buttare a riguardo: “Quello che è accaduto lo scorso anno – afferma Antonio Puce, componente del comitato da quest’anno - ha evidenziato ancor di più il senso di appartenenza di questo paese. Nonostante l’atto vandalico la comunità ha risposto alla grande, ricostruendo a pochi giorni dalla festa una focara ancora più alta della precedente. Un vero e proprio miracolo. Tutta Monteroni ha avuto un grandissimo cuore, dalle associazioni agli scout, dagli anziani ai più piccoli. Bisogna continuare a coinvolgere i giovani per non far perdere queste nostre importantissime tradizioni. Quando noi non ci saremo più saranno loro a doverle portare avanti”.
D’altronde quando una tradizione raccoglie abbastanza forza per andare avanti per un secolo, non può essere cancellata in un giorno solo. Anzi, tutto ciò ha permesso di rinnovare ancor di più in senso di appartenenza: “Siamo felici – parla Paolo Manca, componente del comitato - Per noi la settimana di costruzione del grande falò è quella più importante di tutte. Quella di quest’anno sarà alta circa 10 metri con un diametro di 7. Dal 2016 utilizziamo delle balle di rami di ulivi anziché le fascine, e ci troviamo abbastanza bene.”
Ad intervenire al dialogo è anche uno dei rappresentanti dei tanti ragazzi che si prodigano per mantenere vive le tradizioni: “mi sento orgoglioso – afferma Francesco Manca – saper di portare avanti il lavoro dei miei antenati mi fa sentire fiero. Ho captato fin da subito il messaggio dei più grandi. Fanno bene ad incitarci: tocca a noi e toccherà a noi i prossimi anni.” Parole sagge e che lasciano quindi ben sperare per il futuro del paese.
“Ci sarebbero da ringraziare un sacco di persone – conclude il presidente De Rinaldis – tutti i volontari, i camionisti, le ditte ed in particolare anche la consigliera Noemi Puce, che ha fatto veramente da collante tra il comitato e l’Amministrazione, mettendoci anche un gran lavoro di manodopera. Noi non vogliamo che quest’evento diventi un marchio a livello commerciale come magari avviene in altri paesi: la focara deve esistere per Monteroni ed i monteronesi. La nostra gestione a livello economico non ha mai chiuso in negativo. Per venir incontro alla Parrocchia SS Assunta abbiamo deciso di accollarci anche tutte le spese della chiesetta di S.Antonio Abate. Il budget per organizzare il tutto viene dai cittadini, dai commercianti e dell’Amministrazione. E posso dire con tutto il cuore che Monteroni ci crede veramente. Tutto ciò ci dà la carica per fare sempre meglio”.
Il comitato S.Antonio Abate non poteva dunque illustrarci meglio la situazione. Uno sguardo al passato, uno al presente ed uno al futuro. Appuntamento quindi a domenica sera, quando le fiamme del falò bruceranno rigogliose intorno alle migliaia di famiglie monteronesi. E’ proprio vero: l’unione fa la “focara”.