Il lungo cammino di questa meravigliosa ricorrenza ha sviluppato un intenso repertorio di canti mariani che, ancor oggi, ognuno di noi ricorda con piacere. I testi e i suoni di quei brani ci riportano indietro nel tempo, ci offrono immagini della nostra infanzia insieme ai sapori e ai profumi. I più anziani ricorderanno, con tanta emozione, la novena in preparazione della festa, la vigilia e il giorno in cui veniva e viene portato il simulacro della Madonna per le vie del centro storico di Monteroni.
Il luogo nevralgico della festa è certamente la Chiesetta dell’Immacolata, costruito nel 1668 da don Giuseppe Colavita (cfr. A. Putignano, Monteroni: vicende feudali e comunali, vol. secondo, Cavallino 1988) ed il culto è ancora curato dall’omonima Confraternita; tal edificio è sito nei pressi di piazza Falconieri, di fronte all’ingresso del Palazzo Baronale. I canti della tradizione, eseguiti nei giorni precedentemente indicati, possono essere individuati almeno nei seguenti titoli: “Mira il tuo popolo”, “Dell’aurora Tu sorgi più bella”, “Ti salutiamo Vergine”, “Nome dolcissimo”; “O Maria, quanto sei bella”, “É l’ora che pia”, “Lieta armonia”, “Andrò a vederla un dì” e “Il tredici maggio” (conosciuta anche come “Ave Maria di Fatima”).
Il brano “Mira il tuo popolo”, attribuito a S. Alfonso de' Liguori (1696-1787), è il più conosciuto su tutto il territorio nazionale; anche nei percorsi processionali viene eseguito dalle bande musicali. Il suo doppio carattere è dovuto ai due colori che illuminano il testo; la prima parte è scura e articolata, mentre la seconda è chiara e incisiva.
“Dell’aurora Tu sorgi più bella”, degli autori Francesco Saverio M. D'Aria (1889-1976) e don Luigi Guida (1883-1951), è uno scrigno di luce viva ed intensa. Il ritornello “Bella tu sei qual sole” è l’apice sonoro, attraverso intensità ed altezza, che conserva quella semplice ed efficace ricerca melodica. Il canto “Ti salutiamo Vergine” ha, nella sua struttura, due tipi di tempi ritmici che riescono a dare vita ad un interessante dualismo, vero successo incontrastato di questo brano, in cui emerge fortemente la forma strofa-ritornello. “Nome dolcissimo” di don Andrea Angelo Castelli (1876 - 1970) rappresenta un bozzetto intessuto di armonie ben calibrate per far vibrare un testo chiaro e diretto; nel ritornello non può sfuggire il gioco di voci, quasi “a canone”, in cui le parti vocali si rincorrono reciprocamente. Il canto “O Maria, quanto sei bella”, un altro tra i più eseguiti dai gruppi bandistici nei cortei processionali, si muove tecnicamente su un modello di arpeggi molto utile a renderlo indelebile nella memoria del fedele e in forte contrasto con il ritornello. Quest’ultimo presenta “Evviva Maria” in forma sincopata al fine di focalizzare l’attenzione dell’ascoltatore.
Anche il brano “É l’ora che pia”, conosciuto pure come “Ave Maria di Lourdes”, è strutturato su un arpeggio e utilizza pochissimi suoni spesso ribattuti; l’energia e il calore canto sono dovuti al materiale ritmico-melodico usato con molta meticolosità. Il ritornello ha uno slancio verso l’alto in cerca “della mano di Dio”. Un brano simile al precedente è “Il tredici maggio”, chiamato anche “Ave Maria di Fatima”, il suo percorso melodico segue la linea indicata dal brano di Lourdes. Un canto mariano, forse meno conosciuto ma ben costruito melodicamente e soprattutto armonicamente, è “Lieta armonia” composto dal presbitero Raffaele Casimiri (1880 - 1943) su testo di padre Giustino Bracci. Questo brano emana un’atmosfera di profonda spiritualità la quale prova a contattare l’animo umano per condurlo su un percorso di riflessione e di discernimento. “Andrò a vederla un dì” con il suo iniziale lirico salto melodico apre immediatamente l’animo del fedele. La linea melodica esplora piccole distanze sonore adagiate su brevi passaggi armonici. Sarà il ritornello ad innalzare la linea del canto, quasi volesse toccare il cielo, quasi volesse illuminare il cuore.