Nella Monteroni del 1867 la popolazione seppur colpita e vessata dall’epidemia di colera, che investì ben 17.713 persone nel Sud Italia causandone il decesso di 9.813, riuscì a stringersi con fede attorno al simulacro ligneo del Crocifisso, che con molta probabilità può essere attribuito a Fra’ Pasquale da San Cesario, allievo del noto scultore Padre Angelo da Pietrafitta ispirato alle Rivelazioni di Santa Brigida.
Il nostro Crocifisso è esemplato nelle 600 visioni della Santa svedese e ne reca l’esatta postura descritta con notevole crudo realismo e ardente immaginazione. “Rilevante, ai fini di una concreta attribuzione a Fra’ Pasquale da San Cesario è la relazione prodotta dalle restauratrici Brizia Minerva e Januaria Guarini in occasione del restauro condotto nel 1998, quando si accertò la cromia originale. Sotto lo strato pittorico settecentesco del perizoma e del cartiglio, posto sulla sommità della Croce, un trattamento a foglia oro, la stessa tecnica utilizzata da Fra’ Pasquale e che caratterizzava le sue opere differenziandole da quelle prodotte dal maestro”. (Cfr.: Giuseppe Mancarella, L’immagine del Crocefisso ha plasmato la spiritualità di tante generazioni monteronesi, in Vita Cristiana, Pasqua 2010).
I Monteronesi fortemente coinvolti dalla realistica immagine del loro Crocifisso, nel loro grido di aiuto, quel 5 ottobre, lo portarono in processione tra le vie del Paese affinché lo purificasse dal morbo che ne decimava gli abitanti. A seguito di quel provvidenziale corteo di fatto i decessi diminuirono gradualmente per poi cessare del tutto.
È storicamente accertato che il prodigio si compì e che la Festa fu istituita unanimemente e di concerto col Consiglio Comunale e il Capitolo del Clero. Infatti, come riportato dal Putignano nei suoi storici volumi su Monteroni, fu richiesto un indulto al Papa Pio IX per poter celebrare ogni anno, nella seconda domenica di ottobre una messa solenne di ringraziamento. La Sacra Congregazione dei Riti concesse la facoltà richiesta purché nello stesso giorno non vi fosse la ricorrenza di un’altra festività di prima classe e non fosse tralasciata la messa parrocchiale.
Già dal 1870, poi, giunse dalla Santa Sede l’Assenso del Sommo Pontefice che autorizzava la commemorazione dell’evento prodigioso. Inoltre, poco tempo fa è emerso un documento del 1876 con il quale si richiedeva al Santo Padre di eleggere Gesù Crocifisso a “Patrone Principale” della comunità salentina. La supplica, probabilmente redatta dall’Economo Curato Vincenzo Sabato, sottolineava “la sospirata grazia” richiesta “non per manco di fede verso l’attuale Protettore S. Antonio di Padova, pel quale è veramente viva la fiducia, ma per esser grati verso Gesù Crocifisso”.
Ne scaturì l’emanazione di un Breve Apostolico del 7 ottobre 1876 che elevò il SS. Crocifisso a “Compatrono Principale di Monteroni” autorizzandone i festeggiamenti “in tutta pompa”. A distanza di 149 anni la nostra comunità riuscirà ancora ad essere grata nei confronti del Cristo Crocifisso? Ma soprattutto, quale ulteriore segno di riconoscenza ci si augura che il popolo tutto di Monteroni, in occasione della ormai prossima ricorrenza del 150° anniversario del miracolo, voglia nuovamente stringersi compatta attorno alla Croce, così come fecero i nostri avi nel lontano 1867, non per un mero e sterile ricordo, ma per rinnovare la fede e la devozione in Colui che si degnò di salvarci dall’estinzione.